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ESG
5 argomenti chiave che devono essere nel radar ESG degli investitori
Jessica Ground
Global Head of ESG
CONSIDERAZIONI PRINCIPALI
  • Le autorità di regolamentazione puntano maggiormente l'attenzione sulle catene di approvvigionamento.
  • Le società prendono atto della sfida rappresentata dalla governance dell'IA.
  • Spunti di realtà sul tema della transizione energetica.
  • Ulteriori innovazioni finanziarie per gli emittenti sovrani.
  • La biodiversità sta maturando.

Com'è possibile che in queste tre lettere si concentri una gamma così vasta di argomenti cruciali per gli investitori? È una domanda che mi pongo spesso. Naturalmente, il focus dell'attenzione sui temi ambientali, sociali e di governance (ESG) si sposta e cambia di intensità, lasciando spesso dietro di sé una scia di attività. Eppure, il numero di questioni con cui si trovano alle prese gli investitori continua a crescere.


Come mi ha spiegato di recente un leader aziendale di lunga data, quindici anni fa, le tematiche che doveva affrontare vertevano essenzialmente su margini e volumi. Oggi gli investitori si aspettano che "sappia tutto di tutto". Dalle politiche sulla diversità nei consigli di amministrazione ai risultati dei fornitori in materia di sicurezza fino alla geopolitica nel Medio Oriente, tutte le questioni sono ormai sul tavolo.


Pensando a ciò che ci attende il prossimo anno e negli anni a venire, sono innumerevoli i temi cruciali che rientrano nel mio "radar ESG". Cinque degli sviluppi più importanti che si profilano all'orizzonte riguardano, a mio avviso, le catene di approvvigionamento, l'intelligenza artificiale, la transizione energetica, gli emittenti sovrani (emittenti governativi di obbligazioni) e la biodiversità.


Alcuni di questi argomenti potrebbero sembrare di nicchia. Altri, ovviamente, sono già sotto la luce dei riflettori. Ciascuno di essi, comunque, è potenzialmente in grado di creare opportunità e rischi significativi e, pertanto, dovrebbe essere nel radar degli investitori nel 2024 e oltre.


1. Le autorità di regolamentazione puntano maggiormente l'attenzione sulle catene di approvvigionamento 


Così come i consumatori curiosi desiderano sapere come e dove è stato prodotto ciò che acquistano, anche i governi e le autorità di regolamentazione vogliono avere delle risposte.


Le nuove iniziative volte a migliorare la trasparenza nelle catene di approvvigionamento aziendali stanno spingendo molte aziende a rivedere le proprie operazioni e la relativa rendicontazione. In alcuni settori, i miglioramenti in termini di disponibilità e qualità dei dati nelle diverse fasi della catena di approvvigionamento stanno favorendo notevolmente la trasparenza.


Per gli investitori, i costi della conformità, le modifiche operative e le sanzioni per inadempienza normativa possono incidere in modo significativo sui profitti. Tra i recenti sviluppi degni di nota figurano il Regolamento dell'Unione europea (UE) sulla deforestazione (le proposte sono ancora in fase di discussione) nonché le leggi sulla due diligence in materia di lavoro forzato e catene di approvvigionamento, rispettivamente negli Stati Uniti e in Germania.


Un'altra iniziativa dell'UE, a mio parere tra le più trasformative, è la Direttiva sulla due diligence ai fini della sostenibilità aziendale (CSDDD, Corporate Sustainability Due Diligence Directive) che avrà ripercussioni globali. Costringerà infatti le società a stabilire delle pratiche di due diligence volte ad affrontare l'impatto negativo sui diritti umani e sull'ambiente delle loro operazioni e delle attività svolte dalle rispettive controllate e dai partner in tutta la catena del valore.


I dettagli devono ancora essere finalizzati ma, in base all'ultima proposta concordata e pubblicata dal Consiglio dell'Unione europea a marzo 2024, si prevede che la direttiva verrà attuata gradualmente a partire dal 2027. Le prime a rientrare nel suo ambito di applicazione saranno le società con almeno 5.000 dipendenti e un fatturato superiore a 1,5 miliardi di euro. Nella proposta originaria, sono state suggerite sanzioni per mancata conformità equivalenti al 5% delle entrate lorde globali. Il testo normativo del marzo 2024 indica che "gli Stati membri devono garantire che la sanzione pecuniaria sia commisurata al fatturato netto mondiale della società al momento dell'imposizione".


Migliaia di aziende all'interno e al di fuori dell'UE dovrebbero rientrare nell'ambito di applicazione della CSDDD*
Possibile anno di adempimento Soglie delle società UE Numero di dipendenti    |   Fatturato globale
2027 ≥ 5.000    |   ≥€1.5B
2028 ≥ 3.000    |   ≥ € 900 mio
2029   ≥ 1.000   |   ≥ 450 mio

 

Oltre 5.400 società con sede nell'UE incluse nel campo di applicazione,* tra cui: Società con sede al di fuori dell'UE
1.489 | Germania L'elenco delle società incluse nell'ambito di applicazione verrà pubblicato dalla Commissione europea, sulla base delle stesse soglie di fatturato, ma con riferimento solo al fatturato proveniente dall'UE.
737 | Italia
481 | Francia

*La tempistica di adempimento della CSDDD presuppone che la direttiva entri in vigore nel 2024. Il numero di società con sede nell'UE incluse nell'ambito di applicazione è una stima iniziale calcolata dal Center for Research on Multinational Corporations (SOMO), sulla base della proposta di compromesso pubblicata nel marzo 2024.

Fonti: Unione europea e SOMO.

2. Le società prendono atto della sfida rappresentata dalla governance dell'IA


La riflessione sugli effetti trasformativi dell'intelligenza artificiale (IA) sull'economia e sulla società ha suscitato preoccupazioni tra molti leader aziendali, decisori politici e investitori, soprattutto dopo la diffusione al pubblico di ChatGPT alla fine del 2022.


Le autorità di regolamentazione, i sistemi giudiziari, le società, i lavoratori e gli utenti si affannano per restare al passo con i nuovi sviluppi. Di recente, molti stakeholder hanno iniziato a prestare maggiore attenzione alle complesse implicazioni della tecnologia a livello di corporate governance.


Nell'ultimo periodo, numerosi casi giudiziari di violazione del diritto d'autore e della privacy dei dati hanno occupato le prime pagine dei media. Le più recenti stagioni delle assemblee societarie hanno visto sottoporre al voto degli azionisti una serie di risoluzioni correlate all'IA, che potrebbero proliferare negli anni a venire.


È aumentato anche il controllo politico. Ad esempio, OpenAI, Microsoft, Meta, Inflection, Google, Anthropic e Amazon hanno accettato di adottare delle linee guida e di rispettare determinati standard in occasione di un incontro di alto profilo tenutosi alla Casa Bianca nel luglio 2023.


Anche le società che utilizzano l'IA sono sottoposte a un crescente controllo. Sono stati elaborati dei quadri di governance dell'IA dall'UE, dalle Nazioni Unite, dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) e dal National Institute of Standards and Technology (NIST) degli Stati Uniti, solo per citare alcuni esempi.


L'AI Act dell'Unione europea, che dovrebbe diventare legge quest'anno, è un provvedimento di largo respiro. I dettagli sono in corso di finalizzazione, ma le disposizioni potrebbero includere l'obbligo di informativa in caso di contenuti generati dall'IA, la valutazione del rischio e informazioni sui dati utilizzati per addestrare i modelli di IA avanzati, il rispetto della legge sul diritto d'autore dell'UE, il divieto di raccogliere immagini del volto da Internet o dalle videocamere di sicurezza, il divieto di utilizzare i modelli di IA per dedurre convinzioni politiche, religiose o filosofiche, origini razziali o orientamenti sessuali, l'obbligo di supervisione umana dei modelli di IA e la facoltà di vietare i sistemi di IA a rischio più elevato.


I quadri di riferimento e il regolamento proposto fungono da stella polare per indirizzare le nascenti iniziative aziendali incentrate sulla governance dell'IA. Con il diffondersi delle applicazioni commerciali dell'IA, sia a livello sperimentale che pienamente operativo, emergono alcune problematiche chiave che riguardano, tra l'altro, la privacy, la protezione dei dati, l'uso responsabile e la sicurezza delle persone. Le società che non sono in grado di garantire una governance adeguata al riguardo potrebbero esporsi a notevoli rischi sotto il profilo giuridico e regolamentare.


Mentre il panorama tecnologico, normativo e giuridico che circonda l'IA sta cambiando, i consigli di amministrazione aziendali diventeranno, di fatto, gli arbitri dell'intelligenza artificiale in molte aziende. I membri del consiglio di amministrazione con esperienza nel campo dell'IA saranno probabilmente molto richiesti.


Non è un allucinazione (o forse sì?): Rischi dell'IA correlati alla corporate governance
  Esempio di rischio
Allucinazione I modelli di IA possono prendere decisioni e formulare previsioni errate, forse a causa del numero limitato di set di dati utilizzati per l'addestramento.
Proprietà intellettuale Vi sono rischi e dubbi giuridici connessi ai risultati dell'IA generativa addestrata su testi, immagini e altri dati protetti da diritti d'autore o brevetti.
Regolamentazione Possono verificarsi problemi di conformità a causa della rapida evoluzione e, in alcuni casi, della difformità dei regolamenti a livello internazionale.
Disallineamento degli stakeholder I leader aziendali, i membri dei consigli di amministrazione e i lavoratori potrebbero non avere l'esperienza o le competenze necessarie per giudicare i meriti dell'IA e il suo allineamento con la strategia aziendale.
Bias I modelli di IA potrebbero avere dei bias impliciti dovuti alle limitazioni dei set di dati o all'interpretazione dei risultati.

Esempi forniti solo a scopo illustrativo.

Fonte: Capital Group.

3. Spunti di realtà sul tema della transizione energetica


Negli ultimi mesi, ho avuto diverse conversazioni illuminanti con aziende che hanno posto l'accento su una sfida cruciale della transizione energetica. Per molte aziende, non è facile compiere ulteriori progressi verso la decarbonizzazione dopo aver realizzato il risultato, più a portata di mano, della gestione delle emissioni Scope 2 (solitamente associate all'elettricità acquistata).


Si stanno infatti profilando all'orizzonte misure di efficienza energetica molto più complesse. Alla Conferenza sul cambiamento climatico dell'ONU (COP28 del dicembre 2023), i Paesi hanno concordato l'obiettivo ambizioso di raddoppiare il tasso annuo di miglioramento dell'efficienza energetica, fino a raggiungere il 4% entro il 2030. Per realizzare questo obiettivo, l'Agenzia internazionale dell'energia ha stimato che sarà necessario triplicare gli investimenti medi annui connessi all'efficienza, arrivando a 1.800 miliardi di dollari entro la fine del decennio. 


Alla luce dell'incremento dei prezzi dell'elettricità, i tempi di ammortamento degli investimenti in soluzioni di efficienza energetica (ad esempio, per ammodernare le attrezzature o installare scaricatori di condensa) si sono ridotti da qualche anno a meno di 18 mesi.


Altre importanti aree di miglioramento comprendono i veicoli elettrici (la cui efficienza energetica è solitamente un multiplo di quella ottenibile con i motori a combustione interna), l'abbandono del gas naturale per il riscaldamento e l'elettrificazione dei processi delle industrie pesanti. Stiamo probabilmente entrando in una fase critica in cui i massicci investimenti iniziali non sono più considerati un fattore frenante, soprattutto tenendo conto degli incentivi messi in campo dai governi per contenere i costi.


Trasporti, riscaldamento e industria: aree chiave di miglioramento dell'efficienza energetica

Grafico che mostra i tre numeri principali correlati alla transizione energetica. (1) I motori dei veicoli elettrici (EV) possono convertire circa l'85% della loro energia in potenza utile. (2) Le pompe di calore alimentate dall'elettricità sono da tre a cinque volte più efficienti dal punto di vista energetico rispetto alle caldaie tradizionali. (3) L'elettrificazione e l'energia pulita possono aumentare l'efficienza e ridurre le emissioni: il settore manifatturiero (compresi ferro, acciaio, cemento e prodotti chimici) ha prodotto circa tre quarti delle emissioni di gas serra industriali degli Stati Uniti.

Esempi forniti solo a scopo illustrativo.

Fonti: Agenzia internazionale dell'energia, Dipartimento dell'Energia statunitense

4. Ulteriori innovazioni finanziarie per gli emittenti sovrani


Coloro che non si occupano ogni giorno da vicino delle tematiche ESG saranno forse sorpresi di apprendere che gli emittenti sovrani (governi) si trovano di fronte ad alcune innovazioni davvero interessanti.


Ad esempio, un gruppo di accademici e investitori istituzionali ha recentemente elaborato un nuovo quadro di riferimento, concepito per aiutare gli investitori a comprendere in modo più articolato e approfondito i rischi e le opportunità legati all'ambiente. Il numero di Paesi partecipanti è al momento limitato, ma l'ASCOR (Assessing Sovereign Climate-related Opportunities and Risks) potrebbe crescere fino a diventare una fonte di dati potenzialmente utile.


Al di là dei report e delle analisi, vi sono altri interessanti sviluppi per quanto riguarda il modo in cui gli emittenti sovrani finanziano i propri sforzi per la sostenibilità. Tra i mercati emergenti, ad esempio, le obbligazioni ESG hanno rappresentato circa il 20% delle emissioni complessive in valuta forte negli ultimi anni.


Lo storico swap "debt-for-nature" dell'Ecuador nel 2023 ha fornito, a mio avviso, importanti spunti di riflessione per i governi che cercano di dare priorità alla conservazione degli ecosistemi. In parole semplici, questi contratti finanziari condonano una parte del debito di un emittente in cambio dell'impegno del governo a proteggere l'ambiente in qualche modo specifico. Ad esempio, l'Ecuador è riuscito a riacquistare 1,6 miliardi di dollari di debito a un prezzo notevolmente scontato. L'emittente sovrano dell'America Latina ha quindi emesso nuovi "blue bond" i cui proventi consentiranno di investire almeno 12 milioni di dollari all'anno in iniziative per la conservazione degli ecosistemi unici delle Isole Galapagos.  


Obbligazioni sovrane ESG: numeri da conoscere

Grafico che riporta quattro numeri chiave relativi alle obbligazioni ESG: Oltre 1.700 obbligazioni in circolazione, provenienti da 48 Paesi, equivalenti a più di mille miliardi di dollari statunitensi, di cui il 13% è stato emesso dai mercati emergenti.

Esempi forniti solo a scopo illustrativo.

Fonti: Bloomberg e Standard Chartered Research. Analisi dei dati di Bloomberg da parte di Standard Chartered Research a gennaio 2024, compresi titoli di Stato classificati come Green, Social, Sustainability o correlati alla sostenibilità con scadenza superiore a un anno.

5. La biodiversità sta maturando


Come ho evidenziato al punto precedente, gli emittenti ricorrono alle obbligazioni per finanziare parzialmente le proprie iniziative di protezione e valorizzazione della biodiversità. Nel contempo, gli investitori iniziano ad attribuire una priorità decisamente maggiore alla biodiversità in un contesto di crescente preoccupazione per l'erosione del capitale naturale, ovvero lo "stock" mondiale di risorse naturali che comprende il suolo, l'aria, l'acqua, gli organismi viventi e i benefici che ne derivano.


Rispetto al report del 2023, il nostro ultimo ESG Global Study annuale, disponibile sul nostro sito web, ha messo in luce un dato importante: quasi il doppio degli intervistati ha manifestato l'intenzione di adottare una politica dedicata alla biodiversità entro il 2025.


La pubblicazione dell'attesissimo quadro di riferimento della Taskforce on Nature-related Financial Disclosures (TNFD) nel 2023 sta accelerando il riconoscimento dell'importanza della biodiversità. Nel gennaio 2024, 320 organizzazioni provenienti da 46 Paesi hanno assunto l'impegno di iniziare a pubblicare informative relative alla natura sulla base delle raccomandazioni della TNFD. Nei prossimi anni, sarà interessante vedere come le raccomandazioni della TNFD verranno incorporate nei principi contabili internazionali e nelle normative di riferimento.


Noi di Capital Group siamo ansiosi di conoscere gli ulteriori orientamenti sulle informative relative alla natura per poter comprendere meglio il rischio associato. La natura è probabilmente un problema ancora più complesso del clima e le considerazioni specifiche delle società si sono storicamente concentrate sui dati relativi alle emissioni.  Recentemente, abbiamo dedicato molto tempo all'esame dei fornitori di dati sulla biodiversità per cercare di capire se i dati di terze parti potrebbero aiutarci a valutare le dipendenze e le influenze della biodiversità sui nostri investimenti.


Si può affermare, paura tema di esagerare, che i dettagli su come e dove i decisori politici intendono agire per proteggere il capitale naturale nei prossimi due anni potrebbero avere profonde implicazioni per l'attività operativa e di rendicontazione di molte aziende nei prossimi decenni.


Costi per la terra: il valore economico della natura è quantificabile in miliardi di dollari

Grafico in cui si evince che la quota del PIL globale che dipende dalla natura è superiore al 50%. Sono inoltre riportati esempi dei valori stimati in dollari statunitensi dei principali beni e servizi globali legati alla natura. Riciclaggio di alghe e nutrienti: 1.900 miliardi di dollari. Valore di mercato annuo delle colture impollinate da animali: più di 200 miliardi di dollari. Valore della prima vendita della produzione nel settore della pesca e dell'acquacoltura: più di 350 miliardi di dollari. Turismo della barriera corallina: più di 35 miliardi di dollari.

Esempi forniti solo a scopo illustrativo.

Il 55% del PIL globale "dipende fortemente o moderatamente dai servizi ecosistemici", secondo il report del World Economic Forum del 2023 (redatto in collaborazione con PwC China): "Towards Nature Positive: Corporate and Financial Institution Practices in China, redatto dal World Economic Forum."

Valori basati sul report redatto per l'OCSE nel 2019: "Biodiversity: Finance and the Economic and Business Case for Action".

Fonti: Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), World Economic Forum.


Jessica Ground è responsabile globale ESG presso Capital Group. Ha 25 anni di esperienza nel settore (al 31 dicembre 2022). Ha conseguito una laurea in storia presso l'Università di Bristol ed è membro del CFA Institute.


Per saperne di più

Glossario:

Valuta forte: titoli di Stato emessi dai Paesi dei mercati emergenti (ME) nelle principali valute, come il dollaro USA e l'euro, ampiamente considerate più stabili rispetto alle valute locali dei mercati emergenti.

Obbligazione sovrana: un titolo di debito emesso da un governo nazionale.

Swap: un tipo di contratto in cui uno strumento finanziario viene scambiato con un altro.

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