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Mercati ed economia
L'anno scorso gli Stati Uniti sono riusciti a evitare la recessione. Cosa succederà ora?
Mark L. Casey
Gestore di portafoglio azionario
Will Robbins
Gestore di portafoglio azionario
Darrell Spence
Economista

All'inizio del 2023, oltre l'85% degli economisti aveva pronosticato una recessione americana prima della fine dell'anno. Avevano buone ragioni per crederlo: la curva dei rendimenti, solitamente un preludio della recessione, a luglio 2022 si è invertita, quando i tassi dei Treasury a due anni hanno superato quelli dei titoli a 10 anni. Nel frattempo, le ricerche del termine "recessione" su Google hanno raggiunto il numero più alto nella storia.


Le aspettative di recessione sono diminuite rapidamente dal 2023 al 2024

L'immagine mostra un istogramma che confronta la crescita annuale degli utili stimata per il 2023 e il 2024 per i titoli azionari statunitensi (Indice Standard & Poor's 500), dei mercati internazionali sviluppati (Indice MSCI EAFE) e dei mercati emergenti (Indice MSCI Emerging Markets). Le stime di crescita degli utili sono le seguenti: per gli Stati Uniti +0,8% nel 2023 e +11,4% nel 2024; per i mercati internazionali sviluppati +1,7% nel 2023 e +6,1% nel 2024; per i mercati emergenti -10,2% nel 2023 e +17,9% nel 2024.

Fonti: Capital Group, Financial Times, Università di Chicago. I dati relativi al dicembre 2022 e al dicembre 2023 si basano sui risultati dell'indagine condotta, rispettivamente, su 44 e 39 intervistati. L'indagine del dicembre 2022 non includeva un'opzione specifica per il 2025 come potenziale data di inizio per la prossima recessione. Le cifre potrebbero non ammontare a 100 a causa degli arrotondamenti. Ultimi dati disponibili al 27 dicembre 2023.

Tuttavia, sulle soglie del 2024, la recessione deve ancora materializzarsi e molti di quegli stessi economisti ora prevedono un "atterraggio morbido". Con l'espansione dell'economia statunitense ad un tasso del 4,9% nel terzo trimestre, la disoccupazione sotto il 4% e l'indice dei prezzi al consumo sceso al 3,1% a novembre, sembrerebbe che la Federal Reserve sia stata in grado di contenere l'inflazione con i rapidi aumenti dei tassi di interesse, evitando al contempo una recessione.


Se le aspettative di recessione del 2023, e ora del 2024, hanno qualche lezione da darci, è che l'economia e i mercati possono sempre sorprendere. Pertanto, gli investitori farebbero meglio a non cercare di stabilire il momento esatto in cui si trova il mercato. Secondo Steve Watson, gestore di portafoglio azionario, si è dimostrato nel tempo essere estremamente difficile.


Con 5.890 miliardi di dollari in contanti depositati nei fondi del mercato monetario (secondo l'Investment Company Institute) al 27 dicembre 2023, gli investitori che sono rimasti in disparte hanno conseguito rendimenti fluttuanti tra il 4,53% e il 5,63% per l'anno in corso (in base al Treasury a tre mesi di riferimento) come registrato dalla Federal Reserve di St. Louis, ma hanno perso guadagni del 26,29% e del 5,53%, rispettivamente per l'Indice S&P 500 e l'Indice Bloomberg US Aggregate. Gli investitori dovrebbero prendere in considerazione la possibilità di fare i conti con il disagio e l'incertezza, seguendo il detto secondo cui il tempo nel mercato batte il tempismo del mercato.


"Se potessi contare 23 o 24 flessioni economiche in circa 35 anni di attività, ce ne sarebbe una ogni 16 mesi", osserva Watson. "E poi c'è la ripresa. È facile dire nei momenti di crisi dei mercati di aspettare di fare chiarezza prima di investire: preferisco piuttosto aspettare di vedere dei catalizzatori di un'inversione di tendenza. Sono giunto alla conclusione che non valga la pena provarci".


Non tutte le recessioni o i cicli economici sono uguali, ma, guardando indietro alle condizioni sottostanti – e concentrandoci specificamente su tecnologia, banche e abitazioni – otteniamo un'immagine esplicativa di come e perché gli Stati Uniti hanno evitato una recessione nel 2023, e su come, forse, potrà essere così anche per il 2024.


1. Le valutazioni tecnologiche di alto livello sono state supportate da una crescita reale degli utili


L'ascesa delle "magnifiche sette" (Apple, Microsoft, Alphabet, Amazon.com, NVIDIA, Tesla e Meta Platforms) è stata paragonata agli eccessi dell'era delle dot-com alla fine degli anni Novanta. Tuttavia, oggi ci sono importanti differenze, dice Mark Casey, gestore di portafoglio azionario.


"Nel 2000, le aziende erano sopravvalutate in misura molto maggiore di quanto non lo siano ora i leader di mercato", afferma Casey. "Al culmine della bolla di Internet c'era un sacco di fuffa, che è implosa. Questa volta, c'è molta meno fuffa e la maggior parte delle azioni mega-cap è costituita da investimenti legittimi".


I rapporti P/E oggi sono molto più bassi rispetto a quelli della bolla delle dot-com

L'immagine mostra un istogramma che confronta la crescita annuale degli utili stimata per il 2023 e il 2024 per i titoli azionari statunitensi (Indice Standard & Poor's 500), dei mercati internazionali sviluppati (Indice MSCI EAFE) e dei mercati emergenti (Indice MSCI Emerging Markets). Le stime di crescita degli utili sono le seguenti: per gli Stati Uniti +0,8% nel 2023 e +11,4% nel 2024; per i mercati internazionali sviluppati +1,7% nel 2023 e +6,1% nel 2024; per i mercati emergenti -10,2% nel 2023 e +17,9% nel 2024.

Fonti: Capital Group, FactSet, Nasdaq, National Bureau of Economic Research, Refinitiv, Standard & Poor's. I rapporti P/E rappresentano i rapporti prezzo/utili (Price-to-Earnings) a 12 mesi. La ponderazione riflette la capitalizzazione di mercato delle società come percentuale della capitalizzazione di mercato complessiva dell'indice. Al 29 dicembre 2023. I risultati passati non sono una previsione dei risultati futuri.

Esaminando una metrica di valutazione comune, alla fine del 2023, il rapporto medio prezzo/utili (P/E) (una misura del prezzo delle azioni rispetto agli utili per azione) del NASDAQ 100 era di 32,5. Alla fine del 1999, poco prima del crollo del mercato azionario del marzo 2000, il dato era ben più alto, pari a 79,59.


I titoli azionari delle "magnifiche sette" hanno catturato la maggior parte dei rendimenti in un mercato ristretto, costituendo complessivamente il 59,1% del Nasdaq 100 alla fine del 2023. Tuttavia, le loro valutazioni relativamente elevate sono supportate da utili e flussi di cassa che rendono merito al loro status di leader di mercato.


Prendiamo Microsoft, la più grande componente del Nasdaq per capitalizzazione di mercato alla fine del 1999, e la seconda maggiore, dietro solo ad Apple, alla fine del 2023. Alla fine del 2023, Microsoft aveva un rapporto P/E di 29,1. Confrontando questo dato con la fine del 1999, vediamo che Microsoft si trovava a quota 60,8.


Gli investitori potrebbero diffidare dei prezzi elevati per alcune di queste azioni mega-cap. Tuttavia, dato il potenziale di crescita di alcuni dei leader di mercato di oggi, secondo Casey, potrebbero avere senso come partecipazioni all'interno di un portafoglio bilanciato.


2. Il contagio bancario è stato contenuto


La crisi bancaria di marzo 2023 è stata un problema di tassi di interesse più che un problema lato credito, risultato di uno dei cicli di rialzo più rapidi della storia. Con l'aumento dei tassi di interesse, il valore di mercato delle obbligazioni detenute dalle banche è crollato, scatenando le preoccupazioni dei clienti sul fatto che le banche non disponessero di attività liquide sufficienti per garantire i loro depositi.


"I fornitori di liquidità hanno tirato un enorme sospiro di sollievo quando la Federal Deposit Insurance Corporation ha ricordato agli investitori nervosi che i depositanti non avrebbero subito perdite", spiega Will Robbins, gestore di portafoglio.


Inoltre, la Federal Reserve ha fornito liquidità attraverso il Bank Term Funding Program. Questo programma di prestiti di emergenza offriva alle banche prestiti fino a un anno con l'uso di Treasury e altre attività ammissibili al loro prezzo originale invece che al loro valore di mercato inferiore.


Così come le autorità di regolamentazione hanno imparato la lezione dalla crisi bancaria del 2008, che è stata utile per strutturare la loro risposta nel 2023, gli investitori possono imparare dall'apprensione del 2023 per affrontare i mercati del 2024.


3. Le dinamiche del mercato immobiliare sono cambiate


Gli investitori attualmente preoccupati per il mercato immobiliare possono trarre un po' di conforto dal fatto che quest'ultimo è molto diverso da quello del 2008.


Oggi, gli aumenti dei tassi della Fed hanno frenato le vendite di case, unitamente ai cambiamenti nei modelli abitativi post-pandemia. Tutto questo è servito a contenere la volatilità che si era verificata 15 anni fa.


"All'epoca avevamo costruito tanto e avevamo un'offerta eccessiva di alloggi. Oggi ci troviamo in una situazione diametralmente opposta", afferma l'economista statunitense di Capital Group Darrell Spence. "Abbiamo costruito troppo poco per molti anni, tanto che quando è scoppiato il COVID il mercato immobiliare era piuttosto contratto".


Spence aggiunge che un mercato del lavoro forte, con quasi piena occupazione e rifinanziamenti a basso tasso nell'ultimo decennio, si è rivelato utile nel contesto attuale.


Gli indicatori di recessione erano un segnale predittivo o solo tanto rumore per nulla?


Secondo Spence, anche se i modelli economici non sono del tutto venuti meno, il sistema ha assorbito molte distorsioni.


"La gente parla di "recessione" causata dal COVID e forse è perché non abbiamo una parola migliore", spiega Spence. "La produzione si era contratta ma non a causa di "normali'' forze recessive. È stato intenzionale. I governi hanno iniettato liquidità nel sistema per tamponare il problema e l'economia ha avuto bisogno di tempo per adattarsi".


Se la Fed riuscirà a gestire un atterraggio morbido, sarebbe utile esaminare il PMI manifatturiero ISM, ossa il Purchasing Managers Index, una misura dell'attività industriale che è scesa di pari passo con ogni recessione negli ultimi tre decenni. Un numero inferiore a 50 indica una contrazione dell'attività manifatturiera, mentre un numero superiore a 50 rappresenta un'espansione. L'attuale PMI (al 30 novembre 2023) era di 46,7. L'ultima volta che ha toccato i minimi, intorno al 45, senza che si innescasse una recessione è stato a giugno del 1995.


La recente flessione del PMI non si è tradotta in un corrispondente aumento della disoccupazione

L'immagine mostra un istogramma che confronta la crescita annuale degli utili stimata per il 2023 e il 2024 per i titoli azionari statunitensi (Indice Standard & Poor's 500), dei mercati internazionali sviluppati (Indice MSCI EAFE) e dei mercati emergenti (Indice MSCI Emerging Markets). Le stime di crescita degli utili sono le seguenti: per gli Stati Uniti +0,8% nel 2023 e +11,4% nel 2024; per i mercati internazionali sviluppati +1,7% nel 2023 e +6,1% nel 2024; per i mercati emergenti -10,2% nel 2023 e +17,9% nel 2024.

Fonti: Capital Group, Bureau of Labor Statistics, Institute for Supply Management (ISM), National Bureau of Economic Research. I dati riflettono i risultati di indagine destagionalizzati ricavati dall'indice ISM dei responsabili degli acquisti nel settore manifatturiero (PMI); un valore PMI superiore al 50% indica che l'economia manifatturiera è in generale in espansione, mentre al di sotto del 50% indica che è generalmente in calo. Al 30 novembre 2023.

Dicono che la storia non si ripete, ma spesso fa rima. Nel 1995, parte dell'insicurezza del mercato era dovuta al quasi raddoppio del tasso dei fondi federali, dal 3,25% al 6,00%, in soli sette aumenti. I tagli dei tassi nel secondo semestre del 1995 e all'inizio del 1996 hanno tenuto a bada la recessione. Anche questa volta l'esito potrebbe essere simile. La visione rialzista del recente rallentamento della produzione industriale è che si tratta semplicemente di un aumento degli squilibri di offerta derivanti dalla pandemia.


Sebbene le condizioni economiche oggi appaiano solide rispetto al passato, il punto cruciale è che l'anno a venire, come sempre, ci riserverà alcune sorprese. Anziché attendere un chiaro segnale di via libera per rientrare nei mercati azionari e obbligazionari, mantenere portafogli ben diversificati e bilanciati durante i cicli economici rimane un approccio sensato per gli investitori a lungo termine.



Mark L. Casey è gestore di portafoglio azionario con 23 anni di esperienza nel campo degli investimenti (al 31/12/2023). Ha conseguito un MBA ad Harvard e una laurea a Yale.

William L. Robbins è un gestore di portafoglio azionario di Capital Group. Fa anche parte del Comitato di gestione dei servizi per i clienti privati di Capital Group e del Comitato per le soluzioni di portafoglio. Ha 27 anni di esperienza negli investimenti e lavora in Capital Group da 25 anni.

Darrell Spence è un economista che si occupa degli Stati Uniti e vanta 31 anni di esperienza nel settore degli investimenti (al 31/12/2023). Ha conseguito una laurea in economia presso l'Occidental College. Ha inoltre conseguito la qualifica di Chartered Financial Analyst® ed è membro della National Association for Business Economics.


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